Storia del Popolo Maya



Il popolo Maya è senza dubbio una popolazione che riscuote un forte interesse. Un viaggio nel tempo alla scoperta di questo straordinario popolo dedito all’astronomia, alla matematica, alle costruzioni e alla misurazione del tempo. 

Un popolo che aveva raggiunto conoscenze e poteri inestimabili sia nell’arte e sia nelle scienze lasciando gli studiosi attuali nonché gli appassionati ancestrali stupiti per il grado di precisione dei loro calcoli matematici ed il tutto senza l’ausilio e/o tecniche all’avanguardia di cui disponiamo. Chi ha avuto la fortuna di poter visitare la città di Chichen Itza ha senza dubbio mostrato stupore ed ammirazione nei confronti del loro osservatorio astronomico chiedendosi come fosse mai possibile che un popolo vissuto così indietro negli anni potesse calcolare con estrema esattezza il corso delle stelle, avendo a disposizione unicamente delle feritoie nel soffitto ed alcune pozzanghere d’acqua sul pavimento del cortile esterno. Ma andiamo per gradi a ritroso nel tempo alla scoperta di questa affascinante popolazione.

Osservatorio Maya

Nel XVI secolo con l’arrivo dei conquistadores spagnoli, la cultura occidentale prese coscienza, per la prima volta, della presenza di una civiltà grandiosa. Nessuno può con esattezza indicare il nome esatto di tale popolazione e tanto meno come si chiamasse la loro lingua dato che sfortunatamente l’etimologia è andata perduta. Quando Cristoforo Colombo nel corso del suo ultimo viaggio nel 1502 entrò in contatto con alcuni trafficanti locali, imbarcati su di un’enorme canoa scavata in un albero, domandò la loro provenienza che essi indicarono come Mayab o Mayam. Il nome Maya fu dunque attribuito dagli europei con l’arrivo di Cristoforo Colombo. Da li l’inizio della storia che oggi conosciamo.
Il loro territorio, compreso interamente nella fascia tropicale, si estendeva su di una superficie di circa 400.000 km occupata circa 10.000 anni fa con la fine dell’ultima Era Glaciale e stando al parere di ormai molti studiosi, fu popolata da genti che provenivano da più località quindi da un complesso di etnie con lingue, non propriamente definite dialetti, usi e costumi differenti ma con un percorso storico autonomo.
Per loro la coltivazione era di importanza fondamentale, la vita nei loro villaggi era basata sulla raccolta e sull’immagazzinamento di piante coltivate, come ad esempio il mais, che adoravano sotto forma di una divinità nota come Yum Kaax rappresentata con pannocchie, che costituiva un aspetto importantissimo nella dieta Maya. Fu un’area sfruttata nei successivi millenni da gruppi di cacciatori, agricoltori nomadi che sfruttavano le abbondanti risorse vegetali della zona.
La numerazione da loro utilizzata permetteva calcoli estremamente complessi. Scoprirono il numero zero con circa un millennio in anticipo rispetto all’Europa, riuscendo a dare quindi una connotazione all’inesistente. Per detti calcoli utilizzavano una semplice simbologia come ad esempio lo zero indicato come conchiglia od occhio, il punto per le unità, una sbarretta per la cifra 5. 
Numerazione Maya

Il popolo Maya, pur non utilizzando calcolatrici, clessidre o strumenti di precisione, era in grado di prevedere con estrema esattezza le eclissi, definire le date dei solstizi, e trascrivendo su delle tavole gli spostamenti di Venere, lasciando tutt’oggi sbalorditi i maggiori studiosi moderni. Detti calcoli erano basati esclusivamente su osservazioni oculari, calcoli di triangolazione e misure delle ombre, inoltre, crearono più calendari per indicare vari periodi, tra cui il calendario sacro composto da 260 giorni detto Tzolk’in ed uno solare di 365 giorni basato sul ciclo delle stagioni.

Calendario Maya

Secondo i Maya l’umanità ha vissuto in cinque ere cosmiche (acqua, aria, fuoco, terra ed oro) ognuna composta da 5125 anni ovvero 1.872.000 giorni. Ad ogni era corrisponderebbe una civiltà. 

Non ci sono idee chiare riguardanti la fine di questo affascinante popolo, anche se sono stati effettuati tantissimi studi in merito.

Verso il IX secolo d.C. si scatena un processo storico conosciuto come “collasso Maya”, caratterizzato dall’interruzione delle attività politiche e culturali delle grandi città, a cui segue l’abbandono delle stesse, che vengono invase dalla fitta vegetazione. Si ipotizza infatti che il mondo Maya attraversò una grave crisi politica e le dinastie furono costrette ad allearsi militarmente con popolazioni di origine straniera.  Accadde cosí che  ai sovrani-sacerdoti si sostituissero i re-guerrieri.  
Proprio in quell’epoca nacque una capitale potente ed autorevole, Chichén Itzá. La città venne costruita con  elementi maya e toltechi: il grande piazzale cerimoniale avrebbe rappresentato il luogo primordiale della creazione, mentre l’enorme Piramide di Kukulkán avrebbe simboleggiato la montagna dove la Prima Madre aveva modellato i primi uomini nel mais. 



Migliaia di preziosissimi manoscritti sarebbero stati distrutti dai conquistatori iberici e purtroppo in totale ci sono pervenuti solo 17 codici, dipinti con tinte delicate, pagine ricche di testi, disegni, vignette di personaggi mistici, parlandoci delle loro divinità, astronomia, oroscopi, rituali, religioni. Su 372 geroglifici che vi sono stati rinvenuti, 200 restano totalmente incomprensibili.

Ma cosa accadde alla capitale Chichen Itza? Venne dimenticata per secoli cambiando l’aspetto fisico per via della vegetazione con i templi negletti e in rovina, e migliaia di opere d’arte sepolte tra le macerie, venduta nella metà del’ottocento ad un cittadino americano, Edward Thomson, per la cifra irrisoria di mille pesos, che la riportò ai suoi splendori per renderla ammirata da visitatori provenienti da tutto il mondo.

Durante la notte del plenilunio di settembre, lasciando stupiti più di 50.000 turisti è la loro divinità  il Serpente Piumato, durante la quale si può ammirare la luce riflessa dai raggi della luna che appare come il muoversi del Serpente Piumato che attraversa il terreno, divide la piramide proseguendo il suo cammino scalino dopo scalino fino a raggiungere la sommità della piramide.

Si racconta che i sacerdoti Maya avessero capacità di connettersi con il divino ed intercedere con le loro Divinità stesse. Appaiono sovente però come un popolo sanguinario che sacrificava persone ed oggetti in virtù del Dio della Pioggia.
Maya, sacrificio umano



Chichen Itza una città riconosciuta come una delle sette meraviglie del mondo, si estende su una superficie vasta oltre 13 km con cinque piazze collegate da strade dell’ampiezza dai tre agli otto metri che uniscono i templi. Un città con un proprio stile architettonico dall’inestimabile valore.
 


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