In Libano troviamo Baalbek,
uno dei luoghi più interessanti della terra, dichiarato dall’UNESCO nel 1984
Patrimonio dell’Umanità. E’ sicuramente un luogo unico perché le sue rovine e
parlo delle rovine più antiche non delle costruzioni che furono erette
successivamente dai romani, dai musulmani e dai bizantini sono databili al
periodo precedente al diluvio.
A giorni
nostri Baalbek è una cittadina famosa per le monumentali rovine di alcuni
templi romani ma grazie agli scavi archeologici condotti possiamo far risalire
le sue origini, datando i referti sotto il Tempio di Giove, all’età del bronzo
antica (2.900-2.300 a.C.) e media (1.900-1.600 a.C.). La sua etimologia è
legata al sostantivo báʿal o bēl che in varie lingue significa “signore”. I sumeri nei loro scritti, si
riferivano a quest’area come alla zona di atterraggio. Oggi noi vediamo solo
una piccola parte dell’intera zona ma in realtà esisteva un piattaio di circa
460.000 mq che attualmente sono occupati da costruzioni moderne.
L’immenso
santuario di Giove è il più grande edificio religioso mai costruito dai romani.
La sua struttura era sorretta da 50 colonne di granito rosa con un'altezza di
circa 19 metri. Oggi di queste gigantesche 50 colonne ne sono rimaste in piedi
solo 6.
Tutto il complesso però sorge sopra il gigantesco basamento di Baalbek molto più antico, su cui i romani edificarono la loro corte.
Sono in
molti a chiedersi chi ha potuto lavorare e muovere pietre di tali dimensioni,
dato che le mastodontiche pietre provengono da una cava situata a circa 2,5 km
e dalla cava qualcuno ha tagliato le pietre e trasportate fino all’attuale sito
archeologico. Ciascun blocco di pietra pesa più di 1.000 tonnellate. I
nostri attuali strumenti non possono minimamente alzare e spostare pietre di
tale peso e dimensione ed ecco perché si parla di Anunnaki.
Secondo
lo scrittore Zacharia Sitchin i blocchi furono posizionati per creare una rampa
di lancio per navi spaziali. Altri credono siano stati appunto gli Anunnaki gli
esseri venuti dallo spazio di cui parlano gli antichi documenti.
Una
donna, Mouna, tombarola, ha testimoniato di aver rinvenuto insieme a suo cugino
oggetti reali che dimostrano come sia esistita una civiltà di giganti.
Trovarono infatti una tomba sotterranea con l’entrata su una parete rocciosa e
da lì trovarono 4 scheletri di creature giganti alte almeno 4 metri depositate sul terreno.
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